Una mostra esclusiva realizzata in collaborazione con l'Association Chaplin/Roy Export e la Cineteca di Bologna che ripercorre alcuni momenti essenziali della vita professionale di Charlie Chaplin e del personaggio Charlot, con un focus sul legame dell'artista inglese con la danza.
Attore, regista, sceneggiatore, musicista, compositore, danzatore e coreografo, Chaplin ha attraversato nella sua carriera tutti i mestieri dello spettacolo, estendendo il suo talento in tutte le possibili declinazioni. La sua fama planetaria, l'amore che il pubblico di tutto il mondo ha manifestato per lui, l'influenza che ha avuto su tutta la cinematografia e la arti visive del '900 testimoniano l'eccezionalità della sua figura. Ancora oggi la sua straordinaria fisicità ci colpisce e trasporta nel suo mondo leggero e impegnato. SI può dire che Chaplin è stato un “genio danzate”, che ha attraversato con leggerezza e impegno le vicende del secolo più complesso della storia dell'umanità. La danza ha grande spazio nel suo cinema, non solo Charlot si cimenta spesso in passi di danza, spesso oggetto di gag irresistibili, Charlie Chaplin ama i danzatori e ne rispetta il lavoro, coreografa le scene di danza dei suoi film dando indicazioni precisissime ai danzatori. Tra questi l'incontro con il leggendario ballerino russo Vaslav Nijinsky.
Per la prima volta viene esposto un documento d'archivio che testimonia il legame di Chaplin con ballerino russo parzialmente confluito nel soggetto del film “Luci della ribalta” (Limelight).
Charles Spencer Chaplin nasce il 16 aprile 1889 a Londra, nella tipica periferia suburbana. Il padre era guitto del music-hall dedito al bere mentre la madre, mediocre cantante, in perenne difficoltà nel trovare lavoro, affida Charles e Sidney (fratello di quattro anni più grande) a un orfanotrofio doverestano due anni. Infanzia difficile dunque, la sua. A cui si aggiungono a spirale, in un rincorrersi tragico, altri problemi derivati da quella condizione di miseria umana e materiale. Non solo i genitori ad un certo punto si separeranno, ma la madre svilupperà anche una brutta malattia mentale che la costringerà a un penoso via vai di ricoveri ospedalieri e faticosi ritorni sulle scene. Ma il talento del giovane Charles si manifesta presto. A soli sette anni affronta il palcoscenico come cantante mentre a quattordici ottiene le sue prime parti teatrali (la seconda è in uno Sherlock Holmes che lo vedrà a lungo in tournée). A diciannove anni entra nella celebre compagnia di pantomime di Fred Karno, con cui collabora per un paio di anni prima della grande tournée americana.
Ed è proprio durante un giro di spettacoli a Hollywood, nel 1913, che il produttore Mack Sennett lo scopre, convincendolo a firmare il primo contratto cinematografico con la Keystone. Nel 1914 fa la sua prima apparizione sullo schermo in "Per guadagnarsi la vita". Per le brevi comiche pensate per Sennett, Charlie Chaplin trasformò la macchietta che si era costruito nel tempo, "Chas" (una sorta di nullafacente dedito solo al corteggiamento), in quel campione di umanità che è il vagabondo "Charlot" (chiamato inizialmente "Charlie" ma poi ribattezzato Charlot nel 1915 da un distributore francese), confezionato da Chaplin nell'indimenticabile "divisa" fatta di baffetti neri, bombetta, giacchetta stretta e corta, pantaloni larghi e sformati e bastoncino di bambù. L'attività è frenetica: 35 comiche realizzate per la Keystone nel solo 1914 (ben presto anche come regista), 14 per la Essanay nel 1915-16, 12 per la Mutual nel 1917. Nel 1918 firma un contratto da un milione di dollari con la First National per la quale realizza, sino al 1922, nove mediometraggi (fra cui classici assoluti come "Vita da cani", "Charlot soldato", "Il monello", "Giorno di paga" e "Il pellegrino"). Seguono i grandi film prodotti dalla United Artists (la casa fondata da Chaplin nel 1919 con Douglas Fairbanks sr., D. W. Griffith e Mary Pickford): "La donna di Parigi" (di cui è solo regista), "La febbre dell'oro" e "Il circo negli anni '20", "Le luci della città" e "Tempi moderni" negli anni '30, "Il grande dittatore" (travolgente satira del nazismo e del fascismo) e "Monsieur Verdoux" negli anni '40, "Luci della ribalta" nel 1952. Si spegnerà il 25 dicembre 1977. Chaplin non ha mai vinto un Oscar come migliore attore o miglior regista. Per lui, oltre al tardivo Oscar alla carriera nel 1972, un Oscar come migliore compositore musicale, sempre nel 1972 per il film "Luci della ribalta". I suoi ultimi film ("Un re a New York", 1957, e "La contessa di Hong Kong", 1967), la sua "Autobiografia" (1964), le riedizioni sonorizzate delle sue vecchie opere e molti progetti rimasti incompiuti hanno confermato sino all'ultimo la vitalità di un artista che va annoverato fra i pochi grandi in assoluto del nostro secolo.